Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983

Dopo un bel po' mi alzo e mi accorgo che verso il fondo del giardino, sotto un tiglio c'è una poltrona a dondolo riparata da un baldacchino. Siccome è girata, non posso dire se ci stia seduto qualcuno. Prima mi avvicino, chissà perché in punta di piedi, poi a metà strada decido di tornare indietro. La poltrona ondeggia, comincia a scric­ chiolare: ne viene fuori qualcuno, ma adagio, snodandosi, ricomponendosi come un animale che esca da un buco: un vecchio alto, magro, con addosso una lunga veste da camera a losanghe viola e blu, uno scialle scuro sulle spalle e in testa un foulard o un fazzoletto o uno straccio, che so. Lo straccio è annodato sotto il mento e lascia vedere sì e no un mento, delle guance coperti da un pelo bianco, ispido, come se la rasatura sia stata trascurata da parecchie settimane. Mi spavento, faccio due . o tre passi indietro e alzo una mano in segno di scusa. Dico: «Mi spiace. Sono entrato qui. Cercavo. » . Lui cammina verso di me, con l'aria di poter cadere da un momento all'altro, però come dire? terribilmente grandioso. Ve- . do che la bocca si muove per dirmi qualche cosa, si muove a lungo, adagio, prima che si senta un suono qualsiasi. È mister Valdemar! Preceduto da un soffio, arriva un rantolo sgranato, un abbaio, un gracchio che mi sturba perché in qualche modo articolato. Guardo la cavità di quella bocca e non vorrei guardarci per paura di vederne uscire qualche cosa d'immondo. Unbewusste! · Lui rigrac­ chia, sembra spazientito per la mia incapacità di capire; con un dito ossuto indica un che nella bocca rimasta aperta, mentre io distolgo gli occhi sempre più spaventato. Mi chiedo, oziosamente, perché parli spagnolo: en todo el munda, che cosa avrà a che fare con questo nostro incontro/scontro casuale? È fermo davanti a me sempre . . con la bocca spalancata, il dito che ora mi punta, cada- veroso e fulgurativo come un mosè. Il bello è che suoni continuano ad uscire da quella cavità, esplodendo su una lingua, fra ç.lenti o assenza di denti, che non vedo. Mèntre 162

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