Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983

(Nella bocca) - Ci andai, a Maresfield Gardens - ha ricominciato a raccontarmi Coen, perché è a me che vuol raccontarlo, infischiandose del chiasso intorno. Il numero, mi pare, era il 20. Anche se non lontano, sembrava campagna, con quel polverone fino, bianco, in aria, segno dell'estate. La casa aveva un piccolo giardino davanti, con un bellissimo mandorlo. Sono entrato senza che nessuno si f acesse ve­ dere. Invece di bussare, ho girato di fianco, per un pas­ saggio che portava al giardino posteriore. Era molto più grande e anch'esso ben curato: c'erano aiole tutte fiorite, con macchie di colori vivaci, e soprattutto alberi alti e ampi che tagliavano fuori dalla vista delle case vicine. Si stava bene, l'ombra non era troppo fresca né il sole troppo caldo; in qualche punto del prato doveva esserci una canna per annaffiare abbandonata che continuava a buttar acqua: più che il rumore, se ne sentiva l'umidità piacevolmente diffusa.. Ho guardato verso la casa se qualcuno uscisse. Non ero un ospite invitato, comunque un ospite preannunciato - almeno lo speravo. Un tendono a strisce ombreggiava due porte-finestre che avevano le cortine aperte. Potevo vedere nella semioscurità una grande stanza o studio di gusto e nobiltà mitteleuropei, con molte vetrinette e teche per reperti d'antichità, molti vasi pieni di fiori, cachepots, calamai di bronzo, busti mutilati o alati, libri e dossiers. Sulla scrivania, studiosamente in fila, idoletti, statuine dell'arte negra, sfingi, faraoni, budda. Guardavo ipnotiz­ zato: è la tana, la tana del Maitre, mi biascicavo. Oscu­ ramente impenetrabile, la testata di un divano s'arriccio­ lava in un angolo, voltandomi per dir così le spalle; in­ travedevo il cuscino bianco lavorato a crochet con un poggiatesta tondo. Mi sono seduto sull'erba, emozionato. Non so più che còsa fare. Non so nemmeno se voglio davvero vederlo. 161

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=