Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983

foline di Filina e, insieme nel fatto che, contrariamente a quanto paventato nelle sue ricerche per la stanza, Filina non ci fosse. O c'era? Che cosa sono allora le pantofole di Filina? Un sostituto del pene, direte voi, con cui il perverso si diletta risolvendo l'angoscioso dilemma sulla donna fallica o evirata. Senz'altro. Ma le pantofoline di Filina segnalano qual­ cosa che all'inizio di questa storia del Meister abbiamo posto accanto all'Edipo: la domanda sull'identità e la que­ stione della differenza sessuale. Le pantofoline di Filina impediscono di conoscere la donna nella sua identità e segnalano la sua differenza. Ma proprio in questo la loro funzione non è sessuale. Esse hanno a che fare non con la conoscenza in senso biblico, ma con la teoria. In questo modo, la perversione diviene la risposta alla fobia: innestandosi prima della fobia, nel momento in cui l'interesse di Hans verte sulla differenza tra animato e inanimato e sulla scelta del fapipì come tratto di distin­ zione. Come abbiamò visto negli studi di Virginia Finzi Ghisi sulla fobia, questa introduce poi una duttilità filo­ sofica nel rigore della teoria, e questa sarà la strada aperta per la nevrosi. Eccoci intanto un po' spiegato perché se possiamo percepire l'origine della nevrosi, la perversione fa consi­ stere il suo segreto nell'essere il suo soggetto «già là». Essa compie un salto all'indietro proprio nell'istante che sceglie di porsi dalla parte... di che cosa? Ritorniamo a Guglielmo e allo spettro del padre. Ciò che gli appare è una pesante corazza che si muove leggermente. Qual è allora la funzione di queste continue differenze qualitative che la perversione ci sottopone? Duro, molle, pesante, leggero. La scelta che la perversione ci offre di continuo, quella di mostrarci la differenza qualitativa, non può non farci 17

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