Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983

celebra «sommessa» il rito in morte della casalinga (187); che nella finzione d'agonia dell'«io» poetico (465) si frap­ pone con il suo «azzurro, incerto, intermittente ronzio» («blue, uncertain, stumbling buzz») tra la luce e gli occhi che, oscurandosi, ne catturano gli ultimi bagliori nel suo­ no familiare, è, nel bestiario, totem del vissuto femminile, carico di quotidianità, di misteriosa energia, di dura, sa­ crificale mortalità, passerà «purificata» quanto lei le so­ glie della «catacomba» (1246). Analizzato nei suoi componenti, il bestiario circoscrive nitidamente l'area in cui lavora l'immaginario femminile e le tecniche di cui si serve. Nella sua lucida «Presenta­ zione» al Bestiario di Cambridge Umberto Eco lo definisce un «metatesto» (testo che «parla di un altro testo... il mon­ do... libro scritto dalla mano di Dio») 10 ; si sarebbe tentati di usare il termine di «metabestiario» per questi testi che ci parlano in figure, e quasi in ideogrammi o pitto­ grammi animali, delle strategie dell'immaginazione che li ha prodotti. ragno. Emblema del fare poetico è per Emily il ragno, la cui profonda e ambigua carica simbolica 11 viene da lei approfondita e illuminata grazie a una sorta di spet­ trale femminilità, a una complicità tra clandestini. Il ra­ gno è sempre stato visto, da un lato, come tessitore di vane illusioni, discendente della mitica Aracne, condanna­ ta a tessere senza posa, dall'altro come tenace artefice, creatore sempre pronto a riprendere l'opera interrotta. La sua tela, spirale convergente verso un punto, ha fatto, del ragno intento alla tessitura, un'immagine del centro del mondo. Emily ne parla come di un «artista» inutiliz­ zato, un «negletto figlio del Genio» (1275), architetto di fantastiche dimore seriche (1423), la cui operatività è pe­ rennemente minacciata. E specificamente in due testi, che sembrano contraddirsi, costruisce il proprio emblema. Te­ ma del primo (1138) è la precarietà: 150

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