Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983

della assoluta inutilità. Le due specie di esseri tormentosi si fondono per lui in unità; alcune coppie di mosche gli ricordano le coppie in viaggio di nozze, e dicono proba­ bilmente anch'esse nella loro lingua «August, amor mio» e «Mia dolce Grete». Sarà ancora una mosca, posatasi sulla mano della fanciulla Zoe-Gradiva a permettere a Hanold di constatare come questa sia «una mano umana indubbiamente reale, calda e vivente», inferendo un colpo decisivo al suo delirio. Parlando con una conoscente im­ provvisamente incontrata Zoe dirà: «Il giovane signore che ora se n'è andato si è ammalato, così mi sembra, di un eccesso di fantasia: egli ritiene che una mosca gli ronzi nella testa; del resto [bizzarra aggiunta!] ciascuno ha una qualche specie d'insetto dentro». A riconoscimento avvenuto - Zoe e Hanold avevano giocato insieme da piccoli - sarà ancora una mosca ad offrire al giovane il pretesto di «impossessarsi prima della sua guancia e poi delle sue labbra». Il rovesciamento della funzione della mosca - potremmo aggiungere al commento freudiano - dapprima assunta a metafora del rifiuto di Hanold all'a­ more con una donna reale, e successivamente «pronuba» in quanto permette la riconciliazione di Hanold con la pelle «calda e vivente» della fanciulla, e la sua conversione all'idea dell'amore, attribuisce - nella fantasia poetica di Jensen - all'insetto quasi una maliziosa (diabolica?) inten­ zione di ritorsione. Il tema «insetto», c�me dicevo all'inizio, si dimostra fortemente evocative>; è ciò accade anche nella mia mo­ desta produzione narrativa, sia pure, in un caso, con un singolare scambio di figura (che tuttavia, da una breve «indagine» empirica tra qualche conoscente, non mi è soltanto . propria). Nel mio primo romanzo, Sorella H libera nos, il -pro­ tagonista, rinchiuso in una clinica di lusso per malati mentali, è convinto di avere avuto una vita interiore su 134

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