Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983

se nominate, nel «cacciatore / di farfalle... con la sua rete», pallide compa�se. E in absentia troviamo anche il «grillo del focolare» («Non il grillo ma il gatto / del fo­ colare». «A Liuba che parte»); in absentia, questa volta del nome, l'insetto «che tarla / la scrivania», divenuto, metaforicamente «il bulino». Solo, forse, nella terza lassa di «tempi di Bellosguardo», un insetto, «le locuste», pren­ dono corpo; ma anch'esse, «piovute sui libri dalle pergo­ le», «arrancano». A parte la pregnanza e l'inte:µsità della Sphynx di «Vec­ chi versi» - certo non casualmente raffigurata nella inci­ sione di copertina della prima edizione Einaudi, del 1939 - l'universo degli insetti appare perciò, anche nelle Occa­ sioni, in secondo piano rispetto al ricco bestiario di que­ st'opera: la rondine, la greggia, la piuma che s'invischia, un bassotto, il cavallo, gli onagri, il pavone, il gatto - già ricordato - del focolare, la triglia, gli uccelli di passo, la carpa, le oche, il beccaccino, il cigno, i celebri sciacalli, i balestrucci, il ramarro, lo scoiattolo, la rana, il cane, i lupi, e ancora l'anguilla, nella figura del suo pescatore. Nella Bufera il bestiario si infittisce: e rasenta il cen­ tinaio di occorrenze in 57 composizioni. Predomina, come sempre, l'immagine dell'uccello, dell'alato (25); ma gli ani­ mali acquatici sono 15, e due di essi, «La trota nera» e la celebre «Anguilla» appaiono in titolo. Sedici volte sono nominati gli insetti (5 farfalle e falene, 3 la cicala); e negli «Orecchini» troviamo «elitre» -per indicare gli aerei da guerra (rinvio ai piccoli caccia britannici chiamati «Mosquitos», zanzare, chissà?), un termine che riprende­ remo. Anche qui, in generale, gli insetti si configurano come elementi del paesaggio, o hanno come le farfalle di «Per un 'omaggio' a Rimbaud», di «Voce giunta con le folaghe», di «Dov'era il tennis...», connotazioni positive, vitali. Giungiamo così a Satura. Qui il bestiario, sempre am- 124

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