Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983
numerosi vediamo venire tra noi, vorrebbero anch'essi educare il �roprio animo, e procurarsi un piacere... D. Un piacere al quale non sono preparati e che spesso non sono in grado di percepire! W. Ma è la ricerca del piacere la forza che muove tutta la natura, e l'uomo in essa: perfino quando dividia mo con l'amico · la sua pena, cos'altro facciamo se non trasformare quel dolore altrui in un nostro piacere, la sciandoci dolcemente attrarre dalla mescolanza di dolore e di piacere che è in quella compassione - in quella sim patia - che sentiamo nascere nel nostro animo? E il fi losofo della natura, che scopre riel più semplice e appa rentemente insenziente degli organismi viventi l'azione di una simpatia segreta che misteriosamente lo avvince a tutti gli altri della stessa specie, così come lega le specie tra loro, si procura con quella scoperta il più acuto e irresistibile dei piaceri: egli porta alla luce l'affinità che regna tra l'operazione del suo spirito e quella della natura. Senza piacere, nessuna conoscenza è possibile... D. Piacere, simpatia, conoscenza, appaiono allora con cetti quasi equivalenti, nella grande e benefica presenza della natura... W. ...e dov'è, in tutto questo, il posto del poeta? Egli entra nel cerchio dell'attrazione e della simpatia univer sali mediante lo studio delle passioni, che sono per lui quello che la foglia di un albero è per lo scienziato della natura. Il suo compito consiste nell'imitare quelle passio ni, ed egli trova lì, in quell'imitazione, il proprio piacere... ma no, non il piacere del poeta importa, bensì quello che egli è in grado di produrre e di procurare: è quello il vero oggetto del suo studio. A differenza di coloro che sono sotto il dominio delle passioni, il poeta · possiede 113
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