Il piccolo Hans - anno X - n. 37 - gennaio-marzo 1983

tu potresti aver già scritto tutto, e questo spazio stretto, dove vivi, potrebbe non contenere più nulla per te. W. Ho osservato a lungo il lavoro d'incisione che l'ac­ qua compie sulla superficie della terra: se ne possono vedere le tracce ovunque sulle rive di questi laghi. Il più minuscolo rivolo, il cui fluire nella stagione di siccità · quasi non si nota, tanto è leggera la riga che segna sullo specchio del lago, pure non manca di avere una sua parte nel dar forma, col deposito di ciottoli e di terra che lascia dietro di sé, all'insenatura che senza il suo lavoro silen­ zioso non esist�rebbe. E i corsi d'acqua più possenti, ir­ rompendo nel grande serbatoio, hanno dato origine, con un'opera di secoli, ai vasti promontori pianeggianti che contrastano arditamente col margine scosceso delle mon­ tagne, e introducono nel passaggio selvatico e desolato una nota di domestica vegetazione. Ma questi stessi pro­ montori, a lungo andare, rischiano di tagliare in due il lago, che potrebbe ridursi, nel corso del tempo, ad una serie di pozze d'acqua insignificanti, ed infine prosciugar­ si. D. _ Ma ora non pensiamo a questo... W. Hai ragione, seguiamo piuttosto il gioco delle ap­ parenze, e non potremo non accorgerci che, mentre studia il lavoro delle acque calme del lago, la nostra fantasia è trasportata verso recessi appartati, luoghi segreti, che al­ trimenti le rimarrebbero impenetrabili. Non sarebbe dav­ vero facile rappresentare tutto questo in un quadro: lo splendore dell'acqua, e la beatitudine dell'osservatore. L'immaginazione del poeta, essa sola, partecipa dell'infi­ nito gioco del riprodursi e dello sdoppiarsi incessante dei particolari, secondo il quale la natura crea la propria inesauribile varietà. Il poeta non ha bisogno di passare attraverso il disegno - l'illustrazione! - perché la sua scrit- 106

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