Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982
pato alla sua immobilità, ne è frastornato, come Bibi, come Lumpi. 4. Che tutte le «azioni pure» del romanzo abbiano inteso preannunciare o addirittura preparare ovvero allestire la risoluzione di un'ultima azione sarebbe tuttavia eccessivo affermare; il fatto che esse - prede dell'indeterminismo - siano apparse vettorializzate verso un «determinato» futuro non può certo porsi in competizione con la loro attività. Sappiamo che solo all'«umanità redenta il passato è citabile in ognuno dei suoi momenti», così come sap– piamo che questi «attimi vissuti» diventano una «citation à l'ordre du jour» (del giorno finale) 28 • Abbiamo d'altra parte acquistato la consapevolezza che la «persona assen– te» tende - malgrado gli ovvi fallimenti e grazie all'assen– za di rivestimento simbolico degli oggetti con la quale la memoria paga la sua pretesa di restare volontaire - ad immergersi in un «ciò che avrebbe potuto essere» nel quale sempre indissolubilmente convive l'idea di reden– zione. La vettorializzazione delle «azioni pure» non tradi– sce soltanto un troppo evidentemente connaturato «tem– po-ora» ma indica - ed è ciò che permette ai cristalli delle azioni di omettersi - il giorno estremo: il giorno del riconoscimento. Questo riconoscimento, al limite e– stremo dell'esperienza dilettantesca, non può che essere - e si riannodano così fili lasciati per troppo tempo sciolti - patrimonio di Pofi, contributo cioè dell'azione letteraria. Pofi, indifferente alle azioni e indifferito dalla «persona assente», sarà costretto a riguadagnare i luoghi di quest'ul– tima, a doverne fare esperienza vissuta; egli ne contesterà l'esistenza nella realtà proprio in quanto ricondurrà la «persona assente» ad una rappresentazione nella quale necessita esperire l'esame di realtà. In questa negazione Pofi si riconosce nella «persona assente». Questo processo di riconoscimento pervade di sé gli 100
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