Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982

e in quello petrarchesco, anche in quello bernesco, se così si vuol dire secondo il buon senso distintivo della critica letteraria, è ritro– vabile, naturalmente, il foco d'amore. Un esempio: «Ond'io m'accendo tutto come stoppa», che è nel componimento in ottave che comincia «Tu ha' 'l viso più dolce che la sapa». 21 L'elemento del fuoco, nello schema dei caratteri, è riferito al «collerico» (dall'umore focoso). Ma nella ficiniana teologia dell'amo– re la luce del fuoco designa l'anima (essendo il corpo l'ombra): risalendo nei gradi, lo splendore del Sole è l'Angelo, e la luce del Sole Dio. Nel commento al discorso di Agatone, e nella descrizione dei sensi come «potenzie della Anima», il Viso è in paragone col Fuoco: «E il Viso, cioè la Virtù del vedere, è collocato nella suprema parte del corpo: come il Fuoco nella suprema parte del mondo. E per la natura sua piglia il lume, che è proprio del fuoco» (pp. 60-61). L'esegesi ficiniana del passo del Simposio sulla nascita di Eros (nato da Poros e Penia), vede Poros come «scindila del sommo Dio»: «L'orto di Giove s'intende la fecondità della Angelica vita: nella quale quando discende Poro, cioè il raggio di Dio, congiunto con Penia, cioè con la povertà, che prima era nello Angelo, crea lo Amore» (p. 93). Le «scintille de' raggi» tornano nella teoria della fascinazione attraverso gli occhi (cfr. pp. 136-137). 22 Cfr. Prete A., La dimora e l'oblio. Esegesi di un canto leopar– diano, in «Aut-aut», 186, nov.-dic. 1981, pp. 135-152. 23 M. Ficino richiama su questa figura un passo di Lucrezio e l'episodio di Artemisia (cit., p. 1421). 24 Ibidem, p. 127. 25 Rilke R.M., Gedichte und Vbertragungen, Werke, Bd. II, 2, Insel Verlag, Frankfurt am Main 1966 e 1980. 84

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=