Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982
disperata vitalità, e la sua arte porta il segno d'una smi– surata energia che cresce nella tristezza. I suoi «canti d'amore» sono la storia d'un «innamora'Ilento senza fine», e gridano la «debolezza senza scampo del gigante». Una passione che secondo i modi d'un «erotismo platonizzan– te» trascorre i gradi d'un'accensione spirituale, ripete in– cessantemente e in mille variazioni la visione del volto amato, sperimenta l'impotenza della raffigurazione degli occhi dell'amata nella distanza, ma sente, sempre, che «il dio sta in colui che ama, non nell'amato». Il senso della fine rende dolorosa la condizione d'amore: «Nulla di più profondamente confuso, di più beatamente ango– scioso dei sentimenti con cui egli contempla il volto della sua Donna e in cui un supremo diletto si mescola con la coscienza del termine, della meta raggiunta, della fine dell'universo». Anche Thomas Mann conduce la poesia di Michelangelo verso la «storia d'un'anima», ma di quella storia il critico ascolta l'amplissimo registro d'una voce che è grido e sorpresa, lamento e gioco: forma corporale della solitudine. Se l'esegesi «romantica» della poesia di Michelangelo contraddice - e spiega - l'invito crociano al «pacato senso», volge e rivolge anch'essa, tuttavia, l'an– nessione implacabile della poesia alla biografia, della lin– gua alla cronaca, del grido all'occasione. Con quanta mag– giore implicazione di registri «interiori» e con quanta maggiore messa in gioco dell'interprete, lo si è visto. Ma per essa può valere il sospetto di Contini: che infine, come è accaduto ad altre antologie michelangiolesche di critici italiani (Prezzolini, Falqui) si tratta comunque di «figura biografica di Michelangelo», e, nei casi minori, di costruzione del «figurino generale dell'uomo intima– mente diviso;, 6 • Contini, soltanto qualche anno dopo lo scritto di Croce (e ben si vede il dilemma di una generazione, che fu quello, stando a Debenedetti, di come essere postcrociani senza essere anticrociani), in una conferenza a Strasburgo 70
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