Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982
valore economico; insomma, che la felicità ha un suo (misterioso) corrispondente nel denaro. Questo discorso si ricollega a quanto dice Freud circa l'importanza e la funzione del denaro nella cura psicoanalitica e circa il coinvolgimento relativo di «potenti valori sessuali». Come si tratta di «imparare a pagare» la propria salute, così si tratta di «imparare a pagare» la propria felicità, vale a dire costringerla dentro una legge. Ma anche qui la convivenza dei contrari apre uno sbocco esattamente op– posto: il Dominio è il racconto della costruzione (poetica) di una felicità (morale) messa sotto il segno del disinte– resse, della a-economicità, vale a dire del dilettantismo nel senso più corrente. Un testo letterario può sempre nasconderne un altro, o altri. La lettura si stratifica di un ipertesto e del suo ipotesto, generatore e tutorio, secondo l'idea, e relativa terminologia, del recente libro di Gérand Genette (Palim– psestes, la littérature au second degré, Seuil, Paris 1982). Si può allargare il principio e immaginare che l'atto di lettura istituisca interconnessioni, dépendances in entram– be le direzioni della temporalità, sicché un'opera possa essere letta anche secondo il libro cronologicamente po– steriore. Sono andato in cerca di qualche supporto ana– cronistico per il Dominio di Arnheim. Pochi uomini hanno, - nella sua pienezza -, la grazia divina del cosmopolitismo; ma tutti possono acquistarla in diversi gradi. I più dotati sono i viaggiatori solitari che per anni sono vissuti nel cuore delle foreste, in praterie vertiginose, senz'altra compagnia che il proprio fucile, intenti a contempla– re, a suddividere, a scrivere. Fra loro e la complessità del vero, non si è interposto nessun diaframma scolastico, nessun paradosso universitario, nessuna utopia pedagogica. Essi cono– scono il meraviglioso, eterno, inevitabile rapporto fra la forma e la funzione ... 57
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=