Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982

lare, che misura «duecento yàrde» di diametro; il plateau di una delle rive ha una larghezza variante fra le «dieci e le trecento yarde»; è alto «cinquanta piedi» il muro che lo fiancheggia; lo scoscendimento del canalone sta fra i «cento e i centocinquanta piedi», etc. Questi indici sembrano disporre la realtà secondo un sistema di rapporti rigorosi comandato da una cifra che contiene lo stesso Ellison, la sua fortuna ossia la sua vita - e il racconto. Dire che si è stati istituiti eredi di quattrocentocinquanta milioni di dollari equivale a dire che qualche cosa è stata contata nella necessità stessa del soggetto: qualche cosa è venuta ad orientare la cascata «naturale» degli eventi. La cifra lo introduce nell'ordine della numerazione che, non meno della nominazione, con– tiene una legge; lo fissa in una precessione logica di de– stino - esattamente ciò che vorrebbe esorcizzare il verso di Baudelaire: «ah, ne jamais sortir des Nombres et des Ètres! ». L'eredità, non mi pare dubbio, ha a che fare con l'E– dipo, con la libido, ma ciò è ugualmente vero per il nu– mero. Allora, perché meravigliarsi che esso non faccia tornare i conti? Il numero vorrebbe significare esattezza, però nel Dominio entra come cavallo di Troia per indicare alla fine la presenza di ciò che comunemente si considera il suo contrario: l'innumerabile. Il fiume percorso dalla barca in viaggio verso il dominio di Arnheim, ha «mille» sinuosità ossia un numero incalcolabile; difatti le spire si fanno via via sempre più fitte e intrecciate e paiono a tratti «ritornare su se stesse»: finché alla fine si parlerà solo di «an infinity of curves» (la più sottile e inquietante confusione del numero· con il suo fantasma è forse data dalla seguenza della barca in bilico sulla propria imma– gine nella corrente del fiume). Tuttavia bisogna tornare a quella cifra che fissa l'ere– dità di Ellison, perché contiene un significato capitale: che la prosperità, la felicità si cifra secondo un preciso 56