Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982

anzi lo assume per svolgerlo nella dimostrazione di una proprietà sistematica della lingua, nella quale la negazio– ne è «in qualche modo costitutiva del contenuto negato». Non c'è possibilità, per Benveniste, che, all'apparire del «fattore linguistico», «decisivo» in un processo così com– plesso, qualcosa sia detto e non detto: in quell'atto non c'è che la cosa enunciata e la sua negazione («quelque chose correspond à ce qui est énoncé, qualque chose et on pas 'rien'»). La premessa di Freud, che accennava al «discorso dell'inconscio», fino al punto in cui la negazione interviene come «un modo di prendere coscienza del ri– mosso», come una «revoca della rimozione», senza essere, però, «un'accettazione del rimosso», è stata offuscata dal dispiegarsi del meccanismo della lingua, nel quale «il sog– getto non ha più alcun potere sull'esistenza del contenuto» costituito nella negazione stessa. Ma resta questa premes– sa, ed è un tema da approfondire 76 , come gli altri temi e interrogativi suscitati dalla psicoanalisi, che intanto (perché l'episodio nel chiudersi non si riveli futile) ha restituito, per saldare un debito e la buona fede, autoriz– zazione e delucidazione, non a quella glottologia, ma a certi pensieri e intuizioni di Karl Abel (forse dilettante) sulla natura della lingua. Italo Viola NOTE ' Ueber den Gegensinn der Urworte, in «Jahrbuch fur psychoana– lytische und psychopathologische Forschungen», II (1910), 1, pp. 179-184. Per altre notizie relative all'articolo rimando all'avvertenza editoriale che precede la sua traduzione italiana nel voi. VI delle Opere di Sigmund Freud, edizione diretta da Cesare Musatti, Torino, Boringhieri, I976. 49

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