Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982

Miti e figure del moderno Il moderno: temi, tracce, figure, miti di un tempo «a– nomalo» (e della lotta contro di esso) è ciò che Rella propone nel suo libro, ma anche un itinerario di linguag– gio e pensiero che ci proponiamo con questa nota di «forzare», nella direzione anfibologica che lo fonda, verso luoghi dove esso non porta, o alle soglie dei quali si arresta. Perché una complessa processualità fatta di scan– sioni storiche, di modalità di «avvento», di aspetti prin– cipali e di margini non meno importanti è all'origine della dimensione del moderno, e va quindi ri-percorsa con dop– pio passo, insieme excursus storico-formale e discesa alle Madri (Gang zu den Muttern). E perché inoltre il moderno, inteso come astrazione determinata, è categoria che divora e rigetta se stessa in continuazione, e ogni volta acqui– stando o perdendo qualcosa (tratti, proprietà, «valori»), a tal punto da indurci a parlare, più appropriatamente, di diversi statuti storici del moderno, rubricati sotto qua– lità mobili: le modernità. Del resto, proprio «le transitoire, le fugitif, le contingent» costituivano per Baudelaire gli specifici contrassegni della modernité. Il sapere moderno ha inizio da gesti implacabili; Rella cita quello di Descartes: cogito ergo sum, scrivendo: è «la certezza della ragione ... l'esito di un lungo e faticoso processo, che si muove innanzitutto strappando la ragione dai sensi,,. Ma la certezza della ragione di Descartes pul– lula di dubbi, è attraversata da un soggetto che nella supposta verità del suo essere pensante nasconde, o tenta di nascondere, pesanti divisioni e lacerazioni, ed esibisce la artificiale separazione delle proprie radici: mondo, lin– guaggio, esistenza materiale. Né far risalire il «dibattito sul moderno» al Nuncius Sidereus di Galilei da Rella letto come l'annuncio di una nuova storia è gesto chiarificatore visto che sono bastati cinquanta anni perché ci si trovasse 200

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