Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982

lità, questo momento: «è l'attimo in cui il passato carico di futuro transita attraverso il presente cronologico.» (Bo– dei) Tutto ciò che è stato vive nel futuro indistinto. «Nell'idea di felicità - scrive Benjamin - vibra indis– solubilmente l'idea di redenzione». Riscatto salvezza e re– denzione sono la promessa del dimenticato che giace in noi e che guarda da ogni dove, angelo che ha ali con molti occhi, come gli angeli di Hildegard von Bingen. Un rimpianto dell'esteriore perduto che si congiunga al sapere del profondo permette all'attesa di darsi la for– ma del consistere, dell'accettare e del consistere. Noi, for– se, non saremo salvati, subito, ma il passato tende alla redenzione, al compimento. Da questo sapere si dispiega il sentimento della fine, il desiderio dell'oblio, il viaggio verso la parola dell'origine. «C'è una intesa segreta fra le generazioni passate e la nostra. Noi siamo stati attesi sulla terra». È il nostro stesso essere che darà al corso degli eventi quello «schiaf– fo teologico» (Wolfhardt), l'impressione che redime, l'in– terrogante simbolica epifania del superiore che ci resti– tuirà l'appartenenza. E ciò potrà avvenire nella luce dell'intelligenza del linguaggio. Nella «parola festosamente celebrata» (Agam– ben) nel puro suono del sentimento ove gli uomini potran– no accedere, ancora, ai nomi. Quando potrà essere rinvenuta l'essenza spirituale, la «lingua delle lingue», e sarà pensabile una parola che non vuole più dire, una lingua universale, trasparente e perfetta, nella quale la parola torna ad essere: simbolo. Guglielmo Bilancioni 199

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=