Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982
da classificarsi tra gli strumenti». C'erano persone prepa– rate, quindi, ma preparate anche al diletto, alle gioie della intelligenza di un testo, di un'opera, e investite da un compito, non da una professione, che hanno mostrato l'ampiezza e la pienezza, la spissitudo spiritualis, spessore e densità nell'astratto dello spirito, nel pensiero di Ben– jamin. Esplorati i luoghi notevoli, i linguaggi segreti ed i sor– tilegi della silente amabilità e della granitica complessità di quest'opera, han potuto esser poste le differenze delle attribuzioni di significato, le parti dell'interpretazione; è sempre venuto alla luce il vertiginoso proteiforme ruotare di un lussureggiante ed_ onnivoro pensiero estetico che si alimenta nella contraddizione, in bilico, teologico e po– litico, platonico e marxiano, che trasporta il moderno nel– la tradizione e dispiega l'interiorità e l'epica del destino, il visto ed il citato, il «sotterraneo-segreto delle rovine sepolte», il dovunque del senza-dove, il distacco e la pas– sione dell'arte di trovare. Da Benjamin viene detto l'elemento sorgivo e germi– nale dell'estetica: l'intimità trionfante dell'esperienza, mi– sera nel moderno, ma pur sempre esperienza. Il nodo di intuizione ed enigma, e lo scatto dell'attimo nella visione sono la grande poesia dell'opera di Benjamin, la inacces– sibilità che va custodita come inesauribile ricchezza. Ha detto Goethe: «Le cose eccellenti sono imperscru– tabili, se ne può fare ciò che si vuole». Forme-Pensiero In Benjamin vengono sempre esercitate l'arte del sim– bolo e la tecnica dell'allegoria. Aura, Angelo, Soglia e geroglifico sono i simboli della contemplazione delle idee come cose: della parola che regola la forma dello spazio 192
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