Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982
la massa stessa - Massenpsychologie intitola Freud uno dei suoi scritti nella stessa epoca - nella massa stessa, ciò che lo anima, ciò che lo lavora, ciò che lo fa d'un ordine di sapere altro da quei saperi armonizzanti che legano l'Innenwelt all'Umwelt, è la funzione del plus-de– jouir come tale. È qui che si trova il vuoto, la beanza che senza dubbio e dall'inizio un certo numero d'oggetti vengono a riempire, oggetti che in qualche modo vi sono in anticipo adattati, fatti per servir da tappi. È qui che senza dubbio ogni pratica analitica classica s'arresta a mettere in valore que– sti nomi, questi termini diversi, orale, anale, scopico, vo– cale, nomi diversi con cui possiamo designare come og– getto il piccolo a. Ma il piccolo a è propriamente quel che consegue dal fatto che il sapere si presenta prima di tutto e nella sua origine come un certo sapere che si riduce all'articolazione significante; questo sapere è mez– zo di godimento e, lo ripeto, quel che produce quando lavora è dell'entropia e tale entropia è il solo punto co– stante, punto di perdita attraverso cui abbiamo accesso al godimento. In questo si traduce, si inanella e si motiva l'incidenza del significante nel destino dell'essere parlante. Questo ha poco a che vedere con la parola, ha a che fare con la struttura, la quale s'apparecchia e fa che l'es– sere umano, che probabilmente si chiama così perché non è che l'humus del linguaggio, che l'essere umano non abbia che d'apparolarsi a quell'apparato, a quell'apparec– chio lì. Con qualcosa di così semplice come i miei piccoli segni ho potuto farvi toccar con mano or ora che basta che diamo a questo tratto unario una compagnia, la com– pagnia di un altro tratto, S2 appresso S1, perché si possa situare di questo significante altrettanto lecito, il suo sen– so da una parte, la sua inserzione nel godimento dall'altra, ciò tramite cui è il mezzo del godimento. A partire da qui comincia il lavoro. È con il sapere in quanto mezzo 186
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