Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982
mento che nessuno ha seminato su quel campo? Alla vi– gna che è lontana dall'ombra? Tutte affermazioni menzo– gnere sarebbero le risposte. Prima il silenzio gravido di menzogne poi le menzogne vere e proprie spiattellate con una noncuranza raggelante. Certo. Il gelo della cultura occidentale, ha scritto Naipaul in un suo romanzo, che è costretta a produrre menzogne. Dunque anche una let– teratura concepita come menzogna. Adesso basta. Le men– zogne hanno le gambe corte, questa è la fortuna della cultura occidentale e forse Naipaul lo ha dimenticato. E in questo caso la verità di questa ennesima bugia occiden– tale (poiché stiamo parlando di alberi antichi e giganti mi sento per miracolo fuori della cultura occidentale coat– ta) sarà perfino letterale. Gambe corte? Cui de jatte, piut– tosto. I denti d'acciaio della sega vengono sfregati con furia omicida e costante da una mano e un braccio ancora una volta umano omicida e continuano a stridere a di– spetto delle richieste di pietà di altri umani. La pietà non ha un luogo per vivere e muore di sete come di fronte a una fontana disseccata. Il tagliatore di ontani ha gli occhi accesi dalla polvere del legno che danza fre– netica nel dissolvimento, ha negli occhi il luccichìo della lama che si moltiplica nelle gocce del sudore che gli cola fin dentro le orbite lasciate scoperte da palpebre paraliz– zate. Le foglie resistono attaccate ai rami che si staccano e la linfa continua a scorrere nelle loro vene fino a esau– rimento della fonte. Non sarà invece il fantasma, un doppio, di una sega dai denti d'acciaio che emette uno stridore fantasmatico nel centro di una· scatola nera del mio cervello dove ogni genere di percezione diventa l'immagine di sé stessa, puro riflesso, eco non meno reale di un'eco reale? Il fantasma di una mano, allora, di un braccio che si accanisce contro l'immagine di un ontano gigante, inamovibile, eterno. Ma– no, denti, sega, stridìo, ontano, eternità, spostati come den- 112
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