Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982
Da qualche minuto sono perseguitato dal rovesciamen– to di una frase banale che si usa per manifestare, di solito, un certo scetticismo: «Tutto è possibile». La frase mi si rovescia così: «Tutto è impossibile». Tutto è impos– sibile salvo la scrittura. Di fatto anche questo racconto è incominciato con una costrizione, la mano che trema inseguendo veloce la sfera della penna biro in fuga sulla carta di un quaderno di appunti e di prime stesure. Il racconto è cominciato perché nell'orecchio e di lì alla scatola nera del cervello dove l'udito ha modo di artico– larsi, era ripreso con lena lo stridore che fanno i denti di una sega d'acciaio svedese quando incidono il tronco nero di un ontano antico che qualcuno ha deciso di ab– battere. Lo stridore si propaga alla mano e invade la carta. È impossibile non raccontarlo. È il momentaneo trionfo della possibilità delle parole che rende menzogne– ra quell'affermazione rovesciata, tutto è impossibile, e la cancella dalla tavola delle inquietitudini ricorrenti e in– vincibili. «Dava ombra» ho sentito ripetere con insistenza ma– niacale, premessa di ogni possibile delitto e anche sem– plice errore, «Dava ombra a che cosa?» è la mia domanda costante che non ottiene risposta. All'erba medica? Al fru- 111
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