Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982
liano al gruppo I appartengono almeno i seguenti tempi verbali: presente, passato prossimo e futuro, al gruppo II almeno questi tempi: imperfetto, passato remoto, trapassato prossimo e i due con– dizionali»; e p. 26: «Il gruppo I lo si considera gruppo dei tempi commentativi e il gruppo II invece gruppo dei tempi narrativi. Ne segue che i testi con netta prevalenza di tempi commentativi saranno chiamati testi commentativi, mentre saranno detti testi narrativi quei testi in cui prevalgono espressamente i tempi narrativi». 16 Ivi, p. 56. 17 Ivi, p. 129. 18 Pizzuto A., Vedutine circa la narrativa, cit., p. 189: «Si è detto che io sopprimo il passato remoto e 'vado avanti con l'imperfetto e l'infinito storico', come si direbbe che un automobilista marci a tre cilindri se il quarto è disobbediente». 19 In Sintassi nominale, Pizzuto contrappone ai «detestabili piuc– cheperfetti» e ai «passati meno storici ma sempre tali» da una parte e al futuro e al presente «che non narrano, monologano» dall'altra, il solo imperfetto, «l'unico idoneo a esprimere azioni con minima determinatezza»; A. Pizzuto, Sintassi nominale, in R. Jacobbi, Pizzuto, Firenze, La Nuova Italia, 1971, p. 5. Pizzuto sembra quindi proporsi una narrazione «pura», priva per quanto possibile di determinatezza (dove nessuna azione risulta definitivamente compiuta) e di sogget– tività (monologante). Ciò vuol dire fra l'altro che ai personaggi non sarà dato intervenire sulle azioni, ma essi stessi indeterminati non potranno determinare. 20 Pizzuto A., Si riparano bambole, cit., p. 230. 21 Lausberg H., Elementi di retorica, Bologna, il Mulino, 1969, p. 227. 22 Pizzuto A., Si riparano bambole, cit., p. 15. 23 Pizzuto A., Sintassi nominale, cit., p. 4. 24 Ivi, p. 4. 25 E si tace di piccoli e grandi eventi storici e biografici. Al di là degli anni espunti dalla narrazione - dalla giovinezza di Pofi fino alla sua vecchiaia, cioè grosso modo mezzo secolo -, anni di maturità e di esperienza lavorativa (esperienza quest'ultima irridu– cibile, quale quella pizzutiana, ad ogni fantasia infantile e senescenza letteraria), all'interno degli stessi periodi narrativi trovano spazio innumeri omissioni (solo due esempi: i motivi del fallimento eco– nomico della famiglia e, addirittura, la grande guerra) e non pochi accadimenti altrimenti forieri di 'pensieri fecondi'. Ma tant'è. «La tecnica letteraria impone di rinunciare anche a pensieri fecondi, se la costruzione lo richiede. I pensieri soppressi contribuiscono alla sua forza e alla sua ricchezza»; T.W. Adorno, Minima moralia, cit., p. 81. 26 Pizzuto A., Si riparano bambole, cit., p. 122. 27 lvi, p. 121. 28 Benjamin W., Tesi di filosofia della storia, cit., p. 73. 29 Pizzuto A., Si riparano bambole, cit., pp. 269-270. 107
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