Il piccolo Hans - anno IX - n. 36 - ottobre-dicembre 1982

dal paragone - la memoria si oppone ad ogni rivestimento simbolico degli oggetti. Il viaggio in treno di Pofi è secco e preciso come un orario ferroviario («Battipaglia. Ed avanti l'alba Paola. Con la prima luce erano in sosta a Palmi. Di là apparve lontano il Capo Faro, correvano, correvano senza arrivare. I vagoni entravano lenti sul bat– tello. Furono traghettati.») 38 , tanto quanto l'orario ferro– viario di Marcel era pingue e vago come un autentico viaggio. Il viaggio è tanto veloce quanto la meta ricercata con affanno. Pofi arriva a Palermo «sconosciuto fra sco– nosciuti», infastidito dai ricordi, giunge all'ospizio dove l'azione diventa emblematica, tanto preparatrice della ri– solutiva da riassumere interamente le tensioni temporali; vi è spazio persino per un fitto discorso diretto in cui fortemente si dispiega l'autenticità della prima persona: Un momento, madre, mormorò Pofi, il pastrano, ho il mio, se voglio fare due passi, può farli nel cortile, vi sono terrazzi, orto, non occorre andar fuori, e c'è da occuparsi, abbiamo la stamperia dei biglietti e del bollettino, abbiamo i laboratori per rilegare libri, quello poi dove si riparano bambole, una piccola calzoleria, vedrà, tutto è prendere l'abitudine, starà bene, contento 39 . Pofi, sotto giuramento di tornare, otterrà una dilazione per poter rivedere i luoghi d'infanzia, la sua casa; la tro– verà mutata e semideserta ma riuscirà ad ispezionare l'in– tero edificio dopo aver confessato la verità - «era nato colà» - ad un bonario portiere che lo farà accompagnare da suo figlio. Il passato riemergerà violento, infine invo– lontario anche se provocato, azione risolutrice e liberato– ria; alla «persona assente» è dato il suo «momento per comprendere». Riappare, ossessivamente, la madre, dolce nell'atto di curare i fiori e di eseguire poi al piano «dal Faust tanto in voga. Dammi ancor» 40 • «Dammi ancor» come leziosamente canta l'aria della giovinezza struggen- 104