Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

Dall'Introduzione al discorso sulla poca realtà del 1924 fino a Crisi dell'oggetto e a L'amour fou ('36 e '37), Breton continua a occuparsi di quella che chiama una rivoluzione totale dell'oggetto 1 • Contro l'autorità realistica degli og­ getti d'uso, gli interessa svelare le latenze dell'oggetto. C'è così un aspetto dimostrativo negli oggetti surrealisti, sia in quelli esplicitamente costruiti come fossero scultu­ re, sia in quelli poetici, quindi verbali o verbali-visivi sia in quelli presi in considerazione nelle osservazioni sulla situazione surrealistica dell'oggetto. L'impianto del discorso surrealista è esplicitamente fondato sulla volontà di conciliazione dialettica (Hegel è citato e usato appunto per «sollevare») fra rappresen­ tazione e percezione, cioè fra rappresentazione mentale e oggettivazione della percezione. La sensazione dovrà essere colta come spaesata, e in­ sieme dovrà essere aperta alla realtà surreale del sogno, dovrà essere aperta alla percezione interna. Sembra quasi che Breton cerchi una rappresentazione dell'esperienza dello choc, di cui abbiamo parlato a pro­ posito di Benjamin. Senza entrare nei dettagli, possiamo rilevare che «la crisi fondamentale dell'oggetto» si risolve in Breton in una soggettivazione dell'oggetto, così la me­ moria e l'esperienza risultano potenziate in vista della rappresentazione del mondo interiore che si sostituisce alla rappresentazione del mondo esterno, condannato co­ me volgare realismo. Qui abbiamo una semplice oscilla­ zione dell'ago della bilancia da esterno a interno, mentre in Benjamin e in Freud la memoria e l'esperienza risul­ tano incapaci di produrre una soggettività unitaria e per­ tanto inadatte a organizzare rappresentazioni interiori del­ lo choc stesso. In Eliot la ricerca sull'oggetto � di diversa natura, direttamente legata alla interpretazione di Dante o dei Metafisici, finalizzata alla · formulazione di una poetica e di uno stile. Non mancano tuttavia punti di contatto, so- 97

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