Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

la sua, anche, stravaganza. Perché in esso «il pallone del­ l'esperienza» fluttua «al largo», «senza rapporto». Il pallone dell'esperienza è, naturalmente, legato alla terra, e sotto tale necessità ci muoviamo, grazie a una fune di notevole lunghezza, - nel carro più o meno comodo della fantasia; ma è in virtù di tale fune che sappiamo dove siamo, e dal momento che il cavo sia tagliato siamo al largo e senza rapporti: ci muoviamo lontano dal globo... (p. 34) L'arte del romantico è «di tagliare insidiosamente (e 'per puro divertimento') il cavo»: sì che noi ci troviamo - esattamente come con The American, secondo James - in un'esperienza senza nessi e controlli. Un'esperienza a descrivere la quale non a caso James ricorre al termine «droga»: V'è il nostro senso generale del modo in cui le cose avvengono - sta incessantemente in noi, in quanto lettori di romanzi, dal momento stesso in cui esigiamo che il nostro romanzo sia intelligibile; v'è il nostro senso particolare del modo in cui esse non avvengono, che è tenuto a risvegliarsi a meno che non abbiamo abilmente e felicemente drogato, in noi, la riflessione e la critica. V'è, certo, abbondanza di droghe - è tutta questione di usarle con tatto... (p. 34) Il romantico è dunque scrittore che droga: che sospen­ de in aria, che offre vedute e visioni dall'alto di una sorta di mongolfiera. Se il lettore vi sale, egli abbandonerà la sicurezza della terra; non più poggiando i piedi nella tra­ ma fitta, nel pieno dello stato-in-rapporto che è il Mondo, egli si troverà a vagare in regioni romantiche - il cui statuto di realtà non potrà «misurare». La «misura» è nel rapporto, o nella possibilità di connessione - nel tro­ vare le forme già date della referenzialità. Tagliando il cavo, il romantico interrompe la fitta tessitura di segni che organizza il discorso del realista: che tra un segno e un altro intesse la sua trama - dove tutto si risponde 91

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