Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

ricano la consolazione di quella sua qualità particolare, quel­ l'american humour di cui abbiamo tanto sentito parlare negli ultimi anni 1 • La scena americana non consente dunque scrittura realistica: poiché non è realmente scritta. Non è società, è natura. Laddove l'Europa è trama fitta, tessuto dove tutto si tiene, ed è pieno, l'America è il vuoto - lì dove non c'è scrittura. E lì dove non c'è scrittura non ci può essere nove!. Ci può essere racconto, genere del resto che Hawthorne predilige: delle storie, magari narrate due vol­ te (Twice Told Stories), o delle favole (Tanglewood Tales), o anche un romanzo The Blithedale Romance; e una let­ tera, quella scarlatta. Ma non è mai certamente nove! ciò che Hawthorne racconta. Ma è nove! ciò che James scrive? Quando James scrive di Hawthorne, egli tenta di affrontare e rendere visibile una differenza: quella tra America e Europa, appunto. È il tema che torna ripetutamente nella scrittura jamesiana: il tema· internazionale. Oltre che essere tutte le cose che è, il tema internazionale è per James il rapporto tra A­ merica ed Europa in termini di scrittura romanzesca. In uno dei primi romanzi, The American (1875-76), il tema prende avvio, e con esso il problema del realismo, e del romance. Nella prefazione a The American, scritta nel 1907 per l'Edizione Newyorkese dei suoi romanzi, Ja­ mes confessa: Il libro è coerentemente, completamente - e vorrei davvero avere il coraggio di dire fascinosamente - romantico (p. 25) 2 • A distanza di pochi anni, nel ricordo, è soprattutto il modo della composizione che colpisce James: oggi mi perdo in una certa melanconica invidia del libero gioco di tanto istinto incontrollato (p. 25) 88

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