Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

a m e . pare proprio di vedere l'immagine di quella società sem­ plice e rozza in cui visse. Naturalmente non uso questi epiteti con malanimo, ma descrittivamente: se si vuole davvero avvi­ cinare Hawthorne è necessario cercare di ricreare le condizioni in cui visse. Ciò che colpisce è la quantità di elementi mancanti in quella vita; l'indifferenza, l'inconsistenza, il vuoto, per ripe­ tere gli epiteti di prima, si presentano qui in modo così vivido, che il sentimento primo che si prova è di compassione per uno scrittore che debba cercare i propri temi in un tale pae­ saggio. C'è bisogno di così tante cose - e certo Hawthorne se ne dovette accorgere a un certo punto, quando conobbe lo scenario europeo, tanto più fitto, e ricco e caldo - c'è bisogno di una tale accumulazione di storia e di tradizione, di tipi e costumi, per formare una riserva di temi cui uno scrittore possa attingere. Se Hawthorne fosse stato un giovane inglese o francese della stessa genialità con gli stessi gusti e costumi, la sua consapevolezza del mondo attorno sarebbe stata del tutto diversa: per quanto oscura e riservata la sua vita per­ sonale, il senso della vita di chi gli era vicino sarebbe stato infinitamente più vario. Si potrebbe, con un po' di ingegno, mettere in ridicolo questo aspetto negativo dello scenario su cui Hawthorne si affacciava nelle sue passeggiate contempla­ tive; si potrebbero enumerare uno per uno tutti gli elementi di civiltà che esistono negli altri paesi, e sono assenti dalla vita americana, fino a domandarci con sgomento che cosa ci resta. Niente Stato, nel senso europeo del termine; direi che c'è a mala pena un nome nazionale specifico. Niente re, né corte, né spirito di cavalleria; niente aristocrazia, né chiesa, né clero, né esercito, né diplomazia, né nobili; niente palazzi, né castelli, né tenute, né vecchie residenze di campagna, né parrocchie, né cottages, né rovine con l'edera; niente cattedrali, né chiese normanne; niente grandi università, né collegi - nien­ te Oxford, Eton, Harrow. Niente letteratura, niente romanzi, niente musei, niente quadri, né politica, né sport - niente E­ psom, niente Ascot. Si potrebbe certamente fare una lista del genere con le cose che mancano in America, specialmente nel­ l'America di quaranta anni fa, i cui effetti risulterebbero de­ vastanti per l'immaginazione inglese, o francese. L'osservazione che viene spontanea di fronte a questo stato di cose è che se queste cose mancano, manca tutto. Lo scrittore americano sa che è molto ciò che gli manca. Che cosa resta - questo è il suo segreto e il suo trucco potremmo dire. Sarebbe crudele se di fronte a tale spoliazione negassimo allo scrittore ame- 87

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