Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

phen, Edmund Gosse, e J.A. Symonds) di entrare nella buona società inglese. Hawthorne era inoltre uno scrittore che James amava: the last pure American, the first Ame­ rican novelist. Hawthome era americano. Anche James era americano benché fosse venuto in Europa a cercare le proprie radici. Hawthorne era un grande scrittore del passato, James un grande scrittore del futuro: che stava per l'appunto per iniziare la sua avventura romanzesca, quei venticinque anni di lavoro in cui avrebbe scritto alcuni dei più grandi romanzi del Novecento. Scrivere di Hawthorne era dun­ que per James affare complicato. Si trattava inevitabilmente di stabilire distanze e dif­ ferenze: esibire comprensione della letteratura americana, ma anche dire ad essa la propria lontananza. Per questo James era venuto in Europa: egli aveva viaggiato così lontano precisamente per dire che lui non poteva né vivere né scrivere in America. Anzi, che in America non si poteva né vivere né scrivere. Poiché in America tutto mancava perché un grande romanzo potesse essere scritto, James era venuto in Europa: per scrivere come Balzac e Thac­ keray: per incontrare i luoghi del grande romanzo euro­ peo, il novel. Nessun autore a meno che non faccia uno sforzo particolare può capire la difficoltà di scrivere un romanzo su un paese dove non ci sono ombre, né antichità né misteri... nulla, solo un banale benessere e la luce... Ho una grande difficoltà per la mancanza di materiali... Così aveva scritto Hawthome nei suoi Taccuini, o Dia­ ri; ed è alla luce di questa mancanza che James interpreta il grande artista americano. Di cui dice: ...Hawthorne ha una fame enorme e sana di dettagli. Tanto più si è colpiti dunque dall'esistenza cui il suo spirito di os­ servazione fu condannato. Sfogliando le pagine dei suoi diari 86

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