Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

senso non è mai stato essendo per l'appunto il favoloso: ciò il cui statuto di realtà non si accerta attraverso prove di esistenza nel reale. Non essendo mai stato nel tempo storico, ma solo nel tempo mitico delle belle favole del tempo antico, il romance ha solo un tenore, l'antico; e un solo modo, l'ottativo. Per il nove! invece il tempo ha solo il modo del reale, l'indicativo; e i tempi reali del presente e del passato. E dunque il nuovo è il suo feticcio, ciò che desidera perché eternamente gli sfugge: perché eternamente il nuovo fugge quando si declini l'evento nei tempi e nei modi del reale, sì che la nuova apparizione presentandosi non può che compiersi; e presentandosi/ compiendosi mat essa sarà nuova. E neppure originale: altro feticcio del nove[, secondo il quale ciò che è nuovo dovrebbe anche essere originale. Senonché tra il nuovo e l'originale passa invece una re­ lazione che evidenzia piuttosto il contrario: perché non v'è più origine laddove c'è il nuovo. Il nuovo è piuttosto tradimento dell'origine: e può esistere solo nel modo della copia, della moltiplicazione del medesimo. Il nuovo e l'originale aprono piuttosto tutt'altro pae­ saggio rispetto al romance: quello urbano e secolare, lo spazio profano della città, e della società moderna, contro il recinto cosmo della corte. Perduta l'origine, la comune Romània che fu il grembo del romance; il nove! che è nuovo, si assesta nei territori nazionali: è inglese ad esem­ pio. Necessita di una società che sia nazione. Così almeno sostiene James, parlando di Hawthorne. Era il 1878 quando il giovane James fu invitato a scri­ vere una biografia critica su Hawthorne. James era ap­ pena arrivato a Londra ed era ancora uno sconosciuto. L'invito a collaborare alla collana English Men of Letters (Hawthorne era il solo americano incluso) diretta da John Morley, dovè apparire a James come un modo prestigioso (gli altri collaboratori erano Anthony Trollope, Leslie Ste- 85

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