Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

Tra «romance» e «novel» Da romance viene romantic, ed entrambi alludono a costruzioni (narrative nel primo caso, di carattere nel se­ condo), dove predominano casi stravaganti, immaginazio­ ni fantastiche: una disposizione al miracolo insomma, che lascia intravedere una creatura, e una creazione ancora ingenua - che crede senza cercare prove. Stravagante è il romantico e la sua favola: vago e vagabondo il suo incedere, capriccioso il suo desiderio che lo porta a va­ gare, e divagare - finché non deborda addirittura oltre (extra-vagare) i territori predisposti alla sua passeggiata, o vagabondaggio. Là dove inizia, la parola romance ha un luogo proprio nella corte. La lingua della corte è romantica: perché ro­ manza, e perché magica è la sua (della corte) esistenza. Dame e cavalieri, leggende ed avventure sono la trama con cui è tessuto l'arazzo della corte. Là dove si conclude, nel '700, il romance lascia il passo al novel: un passo giudizioso, niente affatto stravagante: una visione cauta - vedere-per-credere sarà il suo realismo - e una volontà costruttiva. Il nuovo, la novelty sarà il feticcio del nove[. Il nuovo è proprio il contrario del romance, e di ciò che vuole il romantico: che vuole appunto la favola, il sempre-uguale che torna, ciò che è sempre stato e sarà - poiché in altro 84

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