Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

Cracovia o Colonia o Colono Nella sua integrità, il titolo del romanzo di Robbe-Gril­ let ingloba qualche cosa che va ben oltre una semplice apposizione ornamentale o esplicatrice: la frase collocata in subordine, almeno tipografico, a Djinn, vale a dire: un trou rouge entre les pavés disjoints ha buone ragioni perché la lettura ci si impunti, almeno come per qualsiasi altra parte del testo. In che rapporto si trova con il nome che la sovrasta? In realtà, Djinn non è un nome ma un crocicchio d'identità, differenze, funzioni; sotto certi aspet­ ti si potrebbe sostenere che epitomizza i modi di essere del racconto. Un trou rouge etc. rinvia troppo evidente­ mente ad alcuni passaggi significativi della narrazione, perché lo si prenda subito per buono. Quel «buco» è an­ che, in secondo grado, emblema di una rottura della con­ tinuità temporale, foro dal quale non tanto dilegua quanto fuoriesce un tempo di qualità diversa; già più sottilmente, accede al livello dell'atto di scrittura («camme un espace blanc entre deux chapitres», pagina 55). «Les pavés disjoints» spingono più avanti. Essi si con­ nettono almeno a tre polarità, non dirò sensi: quella del vacillamento della memoria, con rimando evidente all'e­ sempio più famoso e glorioso di reviviscenza mnestica connessa a un pavé accidentato, che si legge naturalmente nell'ultima parte del Temps retrouvé; quella della cecità, per implicazione con l'incompleto, il non-integro; infine la polarità che insinua uno scenario di psiconevrosi. Al­ cuni passi degli Studi sull'isteria, dove Freud parla delle «stratificazioni concentriche» che avvolgono il nucleo pa­ togeno e del processo a zigzag, frantumato, che può col­ legarle, funzionano da anello analogico fra quei significati e i modi sintomatici di dispiegamento del racconto. Sem­ mai, la domanda potrebbe essere se l'intera narrazione si raccolga sotto l'etichetta della nevrosi ossessiva o ad­ dirittura della psicosi. 81

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