Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

un uomo in impermeabile, il cappello sugli occhi, gli oc­ chiali neri. Il punto di sutura, dove il movimento circolare, ripetitivo dovrebbe ricominciare all'infinito, è in effetti una frattura irriducibile. La narratrice di questo capitolo è innominata, ma si dice esplicitamente che assomiglia all'amica Caroline, alta, bionda, ben fatta, «un visage doux, légèrement androgyne, qui rappelle beaucoup celui de l'attrice Jane Frank». Ma è appunto all'attrice Jane Frank che ' Simon paragona nelle prime pagine l'aspetto di Djinn. Djinn potrebbe essere ipotizzata dunque come la locutrice nell'ottavo capitolo: e pertanto, avatar del narratore dichiarato che è Simon. Gli abbagli ottici dei quali è vittima all'inizio del libro Simon (la figura di un uomo che poi è una donna, che poi è un manichino), s'integrano simmetricamente con l'insinuazione finale, prima implicita (appunto il capitolo ottavo), quindi esplicita, che il narratore sia una narratri­ ce, che Simon s'identifichi a Djinn. Il testo stesso propone «l'hypothèse séduisante» che il giovane professore Simon Lecoeur, autore scomparso del dattiloscritto in questione, sia «una femme travestie», nient'altro che la giovane don­ na trovata morta in un magazzino abbandonato (nelle ultime pagine); ma la congeda come impossibile (per quanto si possa prestargli fede...). Niente è deciso, giacché niente è decidibile: dalla sbrecciatura che impedisce al cerchio di chiudersi, alla ripetizione di essere completo, l'incertezza investe il segno stesso della differenza sessuale. Forse non occorre sotto­ lineare che è di natura erotica la molla d'ogni movimento di Djinn, se è vero che il primo capitolo si chiude sull'e­ nunciato: «La lutte des sexes est le moteur de l'histoire» e il settimo addirittura, come si è visto, su un coito. 80

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