Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982
Poiché sentite che si tratta di un involucro che non ha più né interno né esterno, sentite come alla cucitura del suo centro tutti gli sguardi si rovesciano nel vostro, e come questi sguardi sono il vostro che li sutura, quello sguardo che per sempre, Lol, richiederete da tutti i pas santi. Che si segua Lol, cogliendo al passaggio da uno all'altro quel talismano di cui tutti si scaricano in fretta come di un pericolo: lo sguardo. Ogni sguardo sarà il vostro, Lol, come Jacques Hold da esso affascinato si dirà pronto per conto suo ad amare «ogni Lol». Vi è una grammatica del soggetto in cui raccogliere questo tratto geniale. Tornerà sotto una penna che l'ha messo a punto per me: Si verifichi pure, questo sguardo è dappertutto nel romanzo. E la donna dell'evento risulta facile da ricono scere per il fatto che Marguerite Duras la dipinge come non-sguardo. Io insegno che la visione si scinde tra immagine e sguardo, e che il primo modello dello sguardo è quella macchia - da cui deriva il radar - che la coppa della retina offre all'estensione. Dello sguardo viene steso col pennello sulla tela, per far abbassare il nostro davanti all'opera del pittore. Si dice che ci (ri)guarda, di ciò che richiede la nostra attenzione. Ma è piuttosto l'attenzione di dò che ci (ri)guarda, che si tratta di ottenere. Poiché di ciò che ci guarda senza (ri)guardarci non se ne conosce certo l'angoscia. È quella l'angoscia che prende Jacques Hold quando, dalla finestra dell'albergo a ore dove attende Tatiana, sco pre sul margine di un campo di segale di fronte, Lol sdraiata. La sua agitazione panica, violenta oppure sognata, si avrà il tempo di portarla al registro del comico prima che egli si rassicuri dicendosi - significativamente - che 57
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