Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982
Voglio assicurare chi legge queste righe che del filo che mi appresto a svolgere non c'è niente che non si possa reperire nella lettera del rapimento di Lol V. Stein, o che un altro lavoro svolto finora nella mia scuola non permetta di puntualizzare. Del resto non è che ignoro a tal punto il lettore da non scusarmi almeno di usare del suo luogo per esercitarmi nel nodo che distorco. Esso è da cogliersi fin dalla prima scena, quella in cui Lol è propriamente spogliata dal suo amante; è cioè da seguire nel tema della veste che è qui supporto del fantasma - cui Lol si aggrappa l'attimo dopo - di un al di là cui non ha saputo trovare la parola, quella parola che, richiudendo le porte su loro tre, l'avrebbe congiunta all'istante in cui il suo amante avesse levato la veste nera della donna e svelt1to la sua nudità. Tutto ciò porta più lontano? certo, all'indicibile di questa nudità che si insi nua a rimpiazzare il suo proprio corpo. Là, tutto si ferma. Non è abbastanza perché possiamo riconoscere ciò che è successo a Lol e che ci rivela cosa ne è dell'amore? cioè di quell'immagine, immagine di sé di cui l'altro ci riveste e ci agghinda, e che ci lascia essere che cosa, sotto, quando ne siamo spogliati? Che dirne se quella sera Lol, tutta presa come eravate dalla passione dei di ciannove anni, fu la vostra vestizione, con la nudità che vi stava sopra, a dare tutto il suo lustro a questa imma gine? Ciò che vi rimane allora è ciò che si diceva di voi quando eravate bambina: che non c'eravate mai davvero. Ma cos'è dunque questa vacuità? Essa comincia a pren dere senso: voi foste, sì, per una notte fino all'aurora nel posto in cui qualcosa ha poi ceduto: il centro degli sguardi. Che nasconde questa locuzione? Il centro, non è mai lo stesso su tutte le superfici. Unico su un piano, dapper tutto su una sfera, su una superficie più complessa può anche produrre un buffo nodo. È il nostro. 56
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=