Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982
Le lievi ali del Fato avvolgono in un sol colore, com patto seppur ridistribuito in miriadi di toni, il corpo della storia. Un cattivo rapporto coi governi del Logos (inteso qui come Presenza divina nelle fibre della materia) pare scardinare ogni onesto sentimento. L'antipatia «istintiva» che Hugh prova per Lamelle, durante il loro primo incon tro. (Anni prima Lamelle si ricordava d'aver visto un ra gazzo, il giovincello di cui si parlava, che era fratello del Console, dunque ora era costui...) Hugh vede Lamelle come il classico rompiballe un po' snob, l'esteta solitario d'una certa età..., probabilmente un rivoluzionario man cato almeno nel campo cinematografico, con quella galan teria ridicola verso le donne... di contesti provinciali... Ignorando d'esser visto da Lamelle in maniera forse peg giore: ecco dunque chi era 'sto ragazzo di cui aveva udito parlare... Un «Karl-Marx-brother», un professionista di sa lotti, vanitoso e convenzionale, ma tentando, inutilmente, d'apparire romantico, estroverso e brillante... Eppure non c'è una vera ragione di questa immediata antipatia. Chi ascolta il narrato, non ne vede. Tutto il procedimento psichico della scrittura si regge sull'amplificazione d'ogni atto e sentimento. Ossia della compiuta esperienza. «Volli scrivere una Divina Commedia ubriaca» dirà Lowry anni dopo in una lettera all'editore. Simile in effetti al misticismo di Marlowe, il Logos lowriano è tutto e sempre presente in ogni settore del tessuto narrante. Si direbbe (dopo ulteriori letture) che tutti nel libro sanno tutto di tutti. Questa Ubiquità è appunto la eterea materia di cui sono composte le ali del Fato. Max-Pol Fouchet non esita a parlare di Cabbala nel suo Commento a Sotto il Vulcano: «L'Adamo primitivo fu androgino, la forma maschile e femminile erano incol late dorso a dorso. Ma Dio decise di staccarle, in modo che potessero guardarsi in faccia. Ci volle dunque un 38
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