Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

anche nel testo di Analisi del racconto, logica narrativa e tempo, in Le strutture e il tempo, Torino, Einaudi, 1974, p. 14. E si ripete, «in altre parole», osservando che Propp non deve riordinare le «unità di contenuto» (diciamo le funzioni) «secondo successione logico-tem­ porale», non deve «utilizzare in modo esplicito» questa fase, poiché, per così dire, si trova la fabula già pronta nell'intreccio, e può passare direttamente da questo alla costruzione del suo «modello narrativo». ' 0 Lévi-Strauss dà questo nome alla rappresentazione per lettere e simboli della composizione di ogni singola favola. Cfr. Lévi-Strauss C., La struttura e la forma, cit., in Propp V. Ja., Morfologia della fiaba, p. 173. 11 Trad. cit. di B. Croce, p. 179. 12 In questo giudizio ricorrono, con una immediatezza operativa che vanifica ogni indicazione di pagina, concetti e terminologia del Lector in fabula di Umberto Eco (Milano, Bompiani, 1979). 13 Al punto che il rilievo di Segre (Le strutture e il tempo, cit., p. 12) si condivide immediatamente. 14 Propp V. Ja., Struttura e storia nello studio della favola, in Morfologia della fiaba, cit., p. 227. 15 Segre C., op. cit., p. 13. 16 Supponiamo un livello d'«affabulazione artistica», non quel­ l'«altro livello» di funzionalità che, secondo Segre, uno svolgimento della morfologia di Propp potrebbe riconoscere agli attributi dei personaggi. Ibid., p. 13. 17 Cfr. Segre C., Le strutture e il tempo, cit., p. 10 e pp. 50-51. 18 Sulla portata storica di questa tesi, che rappresenta «la con­ clusione più generale e fondamentale» del lavoro di Propp, si leg­ gano, nel voi. cit., Morfologia della fiaba alle pp. 112-114 e Struttura e storia nello studio della favola alle pp. 210-212. Nel primo testo, il «morfologo» trasmette doverosamente la propria conclusione allo storico; nel secondo, Propp ricorda d'essersi fatto storico egli stesso e di aver pagato il suo «debito» in indagini di cui la Morfologia costituisce la premessa. Si tratta delle indagini pubblicate nel 1946 in Le radici storiche dei racconti di fate (trad. it. del 1949, Einaudi, Torino). Con indubitabile coerenza Propp può affermare che «la Morfologia e le Radici storiche rappresentano per così dire le due parti o i due volumi di un'unica ampia opera; il secondo deriva direttamente dal primo, il primo è la premessa del secondo». 19 Segre C., op. cit., p. 70. 20 «La volpe, non appena vid� gli uccelli appisolarsi sui rami, se ne salì quatta quatta, e, a uno a uno, chiappò quanti rigogoli, cardelli, scriccioli, fringuelli, beccacce, civette, upupe, tordi, lucarini, strigi, pappamosche erano sugli alberi». Trad. cit. di B. Croce, p. 280. 21 Cfr. il saggio introduttivo all'edizione crociana del 1891 delle prime due giornate del Cunto: Croce B., Giambattista Basile e il «Cunto de li cunti», in Saggi sulla letteratura italiana del Seicento, Bari, Laterza, 1962, IV ed., pp. 52 ss. 32

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