Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

ancorata a un punto di partenza soggettivo». (Cfr. J. Starobinski, Lineamenti per una storia del concetto di immaginazione, in L'occhio vivente, Torino, Einaudi, 1975, p. 292). 2 Questa condensazione della memoria nel «tempo-ora» dell'im­ magine richiama le riflessioni di Benjamin sulla «memoria involon­ taria» · e sul «ricordo» in Baudelaire. (Cfr. W. Benjamin, Di alcuni motivi in Baudelaire e Parco centrale in Angelus Novus, trad. it. a cura di Renato Solmi, Torino, Einaudi, 1962). NADIA FUSINI La Passione dell'Origine. Studi sul tragico shakespeariano e il romanzo moderno Bari, Dedalo, 1981 Tra le innumerevoli forme del raccontare c'è anche la forma «teoria del romanzo»: quando essa riesce a sot­ trarsi alle suggestioni dello «spirito di sistema», all'ordine delle formalizzazioni, al demone delle funzioni. Allora la riflessione sul romanzo si fa essa stessa narrazione, ac­ cetta l'invito alla complicità o alla mimesi, intraprende i cammini della scrittura, rischiandone gli agguati, gli smarrimenti, le esaltazioni. Allora può avvenire che la critica «touche à la metaphisique», ma nel senso che Bau­ delaire sottintendeva a questa espressione. Questa dispo­ sizione avverto nel libro di Nadia Fusini sull'origine del romanzesco moderno. L'indagine sulla metamorfosi del romanzo non sceglie la via che trascrive artifici e proce­ dimenti del narrare (e implicita immersione in una delle ottiche semiotiche), ma insegue l'avventura del personag­ gio, della sua storia, del suo dissolvimento. Proprio nel cuore del tragico, più precisamente della «tragedia_luttuo­ sa dell'epoca elisabettiana», è portata la domanda sull'o­ rigine. Il desiderio romanzesco del «servo» cancella l'eroe che abitava lo spazio tragico, apre su un panorama do­ mestico (l'intérieur del borghese), svuota la distanza epica del signore, vanifica il suo dominio sul racconto, intra- 226

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