Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982
termini, non sempre il delirio del protagonista coincide con quello dell'autore. Questo semplice richiamo ad una critica del carattere della «composizione in abisso» deve in qualche modo ser virci da medicina per il percorso starobinskiano; così quando lo studioso ginevrino, a proposito del Guardi, a nalizzando L'Incendio dice che il «principio unificante è il bagliore della catastrofe» forse è bene pensare che il · maggior vedutista veneto, pur componendo L'Incendio a San Marcuola proprio nel 1789, non aveva in mente né la Bastiglia, né Bernardin de Saint Pierre, né Benjamin Constant e neppure il Necker. Osservazione, questa, che potrebbe anche essere poco perspicace. Mirabeau aveva detto: «Siamo qui riuniti per volontà della nazione, ne usciremo soltanto con la forza». È evidente che questa risposta, sia essa reale o leggenda ria, è indicativa di una «volontà generale». Ma questa volontà generale, la stessa risposta di Mi rabeau (reale o immaginaria, poco importa) il Pulcinella del Tiepolo (inteso come simbolo di una società il cui ruolo storico è ormai terminato) alle volte sembrano far parte di una sorta di immaginario molto lontano, una specie di quinta teatrale su cui si proietta la nostra me moria storica. Una «volontà generale» percorre quindi il testo del 1789, piega al suo discorso le arie di Mozart, seduce le diafane figure di Così fan tutte, ripropone l'eterno equi voco della luce e dell'ombra, del giorno e della notte. Il fatto è (ed è lo stesso Starobinski a suggerirlo) che la carta d'Europa è ancora impervia: non è scandaloso dire che questi secoli ancora ci appartengono e che nello stesso tempo ce ne stiamo allontanando, forse a malin cuore. Nel capitolo de La Fenomenologia («Autocoscienza») Hegel ci presenta la vita come se ci divenisse sempre più estranea: l'autocoscienza è la coscienza umana - della 202
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