Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982
i segni premonitori di quel grande evento che fu la rivo luzione francese. Evento che or _ mai fa parte . di una tra dizione, di una cultura, di un immaginario · e che ha lo strano effetto di presentarsi sempre nuovo e sempre iden tico. Qualunque riflessione a posteriori su un evento come questo (ma anche eventi minori) si presenta come una disamina sul potere, e come una riflessione sulla forza innovativa di un movimento e sui substrati di antichità e di arcaicità che questi movimenti portano inevitabilmen te con sé. Entrare in un discorso complessivo sul testo di Sta robinski significherebbe in parte ripercorrere le stesse fon ti, ritornare su antiche suggestioni, condividere la portata immaginativa e i presupposti da cui discorsi come questi hanno origine. Ma forse è concesso tentare di chiosare qualche piccolo particolare, nel tentativo di portare in luce il senso della propria perplessità e nel chiedere la possibilità di un «dialogo minore» all'interno di un museo che celebra la sua antica luce e riverbera il senso di una prolungata rimozione. L'occhio vivente di Starobinski si muove su una ricca trama documentaria le cui maglie imprigionano Guardi, Fiissly, Canova, Goya, Blake. Ma lo stesso pensatore gi nevrino ci ha già insegnato a cercare l'ostacolo, a non cedere alla tentazione di percorrere l'invisibile con passo sicuro, a giocare lt'.ingo le ascisse dell'errore, e valga per tutti, come esempio, il bellissim? saggio «Psicanalisi e letteratura» (L'occhio vivente) dove l'oggetto della critica è nientedimeno che Freud. Su Freud a suo tempcì si éra già esercitato con un saggio di notevole livello Jean Louis Baud ry (Freud e la «creazione letteraria») dove fra vari argomenti si cercava di distinguere l'io letterario dall'io dei personaggi; il de lirio del protagonista non è il riflesso deformato degli stessi meccanismi çhe sono in gioco nell'opera; in altri 201
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