Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

s'è fatto) anche la tesi formulata da Propp, nello studio di un corpus ben distinto e «chiuso» 1 7, ed estesa, in una pura accezione formale, al mondo delle narrazioni popo­ lari: la «tesi generale» dell'«assoluta uniformità di strut­ tura delle fiabe di magia» 18• D'altra parte, l'esperienza e la produzione versatile del­ l'analisi del racconto continuano a dimostrare che, almeno nell'individuare le funzioni, «quando non si parte da testi si parte da Propp, il quale a sua volta s'era basato su testi» 19 • Questa prova d'indispensabilità, unità al controllo accennato della specifica competenza della morfologia di Propp in strumenti e applicazioni della nostra analisi, ci conferma nella nostra opzione e ci riporta in argomen­ to. La volpe donatrice Nella fiaba del serpente prende avvio un movimento nuovo, e parrebbe di una linearità esemplare. Il principe si è ferito in quella fuga di colomba e sta per morire. I genitori di Grannonia, nel bruciare quella pelle, si sono comportati da antagonisti involontari, un re e una regina fuori ruolo, si direbbe, burleschi autori del danno e ana­ loghi a Cola Matteo, servitore ottuso della magia. Ma insomma, se, preliminarmente nella morfologia, non si deve tener conto di personaggi esecutori, è avvenuto un nuovo danneggiamento (X 6 ) e si svolge di qui, ampiamen­ te, l'ultimo tempo della fiaba. Adesso l'eroe è Grannonia, che di notte, in un travestimento, lasciava la casa (t), «co penziero de cercare tanto fi' che trovasse lo bene che aveva perduto». La fanciulla, guidata dalla luna, appena fuori della città incontrò una volpe, e con questa si ac­ compagnò fino a un bosco. Qui, «a lo copierto de le frun­ ne» e «'ncoppa 'no matarazzo d'erva tennerella», Granno­ nia e la volpe trascorsero la notte. Si osservi la regolare 17

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