Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

enunciazioni e descrizioni - qual è, se mai c'è, il modo specifico in cui essi sono intesi, innanzitutto per essere o no appropriati, e secondo, per essere 'giusti' o 'sbagliati'; e quali termini di apprezzamento e di non apprezzamento sono usati per ciascun atto e cosa essi significano. È un campo largo e certamente non porterà a una semplice distinzione di 'vero' e 'falso'; nean­ che porterà a una distinzione tra la proposizione e il resto, poiché fare una proposizione è solo uno tra i numerosissimi atti di parola della classe illocutoria» 2 (pp. 145-6). Ed aggiunge: «In generale e per tutte le espressioni che abbiamo consi- derato (tranne forse per il giuramento), abbiamo trovato: (1) La dimensione felicità/infelicità, (la) Una forza illocutoria, (2) La dimensione verità/falsità, (2a) Un significato locutorio (senso e riferimento)» ) 2 (p. 147). Il carattere appropriato o meno di una espressione è il suo essere 'felice' o 'infelice' e ciò è legato alla forza illocutoria di una espressione. La sua valutazione come 'giusta' o 'sbagliata' corrisponde al valutarla secondo la dimensione 'verità/falsità' e ciò è legato al significato lo­ cutorio della espressione; la valutazione si presenta a cau­ sa dei significati delle parole usate. Ma se siamo già d'ac­ cordo con Austin che la natura dell'atto illocutorio effet­ tuato pronunciando certe parole non può essere determi­ nata considerando soltanto la forma delle parole, ma ri­ chiede che sia considerato anche il contesto comunicativo, allora siamo d'accordo che verità e falsità non sono con­ nesse agli enunciati dichiarativi, ma alle espressioni per­ formative riuscite di questi enunciati. Questo significa che i fattori che determinano se una espressione è valu­ tabile come vera o falsa, o in qualche altro modo, sono i fattori che ne determinano la forza illocutoria, e cioè fattori ritrovabili nel contesto dell'espressione, e partico- 162

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