Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982
cerca di meno, anzi, dalla parte in cui si crede di perderla, dove essa si presenta nelle vesti della follia»... Ecco dunque uno slittamento sulla verità che non la decen tra, ma (e al contrario) per definirla la derazionalizza. O se si vuole, la connette con l'opposto in senso dialettico hegeliano, formale (e spiritualistico), che a noi risulta dubbio. II [letterario-artistico] Dada e Volantini 120 Con interiore occhio sgomento nel viso iroso, accalorata della situazione politica Dada gestisce e inveisce, a parole di carrettiere, artigiano dell'epoca iniziale secolare (prima di andare in depressione). C'è apparentemente un salto di contrarietà fra questo carattere e la produzione di percezione e pensiero, dove lei prosegue il movimento di Milano per tracce estreme. Si sono cumulate nella sua mano, nel suo trèmore contenuto, nella sua pulsante motivazione, le lunghe veglie della mente; è la mano il deposito strumentale complesso di una scelta di essenza. La mano di Dada, la sua «mano», la mano e la guaina, ciò che combina, ciò che estrae... C'erano una volta i colori giocati in cerchio d'impressione, in sigla, o viaggio... e i quadri degli elementi con progressiva torsione, sequela fatta visione... Scandito sull'oggettivo, scatta l'imprevedibile. E s'accorda Dada alla naturalità: comunica coi gatti, che girano guardando i testi attraverso loro fessure, che approvano tornando dalle finestre.
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