Il piccolo Hans - anno VIII - n. 32 - ottobre-dicembre 1981

zione (il fapipì crescerà) al piccolo filosofo di Wundt, che posto di fronte anche lui a una questione di recinzione, quella del Dazio, ne sceglie una immaginaria, facendo così il suo ingresso nel simbolico. E tuttavia, colto in quel momento, il compromesso non nasconde ancora la teoria pura che lo precede e ri­ guarda appunto, come abbiamo visto (cfr. La barriera delle tasse), la questione della formazione delle classi. Se dunque la fobia ha luogo in un discorso, questo è quello del padrone, e la barriera è quella molle che se­ para il soggetto dal godimento ($ ! a) e viene rappresen­ tata, nel momento in cui un soggetto sorge, da ciò che di­ vide e unisce S, a S, (ricordiamo la paratia di Telma), Nori esist� una dass� di artigiani al ' pari .di una . di intellettuali. L'abilità manuale; come quella del pènsiero, ne impedisce, al soggetto, l'accéss · o al discorso. Il servo vi si trova ·non in quanto soggetto, ma come luogo dell'altro in cui alberga il sapere. Il soggetto è al­ trove. Non solo, ma in S,, il servo rappresenta il para­ dosso del sapere, che è, appunto, quello di mancare · di oggetto. Quando alla speculazione di Hans viene offerto un oggetto e il fapipì non può più essere il tratto distintivo della classe dei viventi, la questione della corrispondenza del suo pensiero a qualcosa, è lì che, ad arginare l'ango­ scia improvvisa, si colloca la fobia. Ecco dunque, senza addentrarmi in qualcosa che ap­ parterrà alla ricerca del seminario di quest'anno, qual­ cosa che .lascio alla meditazione. Per esempio che Hans, avendo completamente dimen­ ticato l'episodio della sua fobia, sfugge alla possibilità, che è · della nevrosi dell'uomo dei lupi, di scriverne le lettere, lasciandone ad altri l'incarico e divenendo, per sicurezza, musicista. D'altra parte, se Serge a le jugement juste, per parlarne deve, appunto, sfiorare la pazzia. 8

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