Il piccolo Hans - anno VIII - n. 32 - ottobre-dicembre 1981

da un lato al mondo e dall'altro al segreto. Il pudore, scriveva Tonnies in Comunità e società, «è anzitutto un velare, un occultare, un dissimulare; è timidezza di fronte al nudo, al pubblico, al noto, e quindi specialmente in rapporto alla vita sessuale, coniugale, domestica, pro­ pria delle donne, soprattutto delle giovinette, dei bam­ bini e anche dei giovani». Ma tutto questo non è com­ patibile con la necessità di cimentarsi con il mondo: « Chi ha una posizione, chi compare sulla strada, sul mercato, nella vita pubblica e nel mondo deve in qual­ che misura superare questo pudore o comunque conver­ tirlo in una nuova forma». La lingua tedesca, del resto, dà un'impronta immediata al rapporto tra mondo e - pub­ blico (sanzionato nella successiva teorizzazione fenome­ nologica della Weltoffenheit dell'uomo), perché il pub­ blico, lo offentlich, è una variante della «apertura», della disponibilità a fronteggiare gli stimoli provenienti dal mondo. Per un altro verso esso è una variante del «noto» (offenbar): per questa via il pudore viene ad inserirsi nella ricchissima, ed in parte credo ancora ignota, preistoria del «perturbante» freudiano dove deve gestire il passaggio dalla domesticità chiusa, da quella che Freud ebbe a definire «patria» (Heimat) per dare soluzione linguistica al binomio heimlich-unheimlich, allo spaesamento dei processi perturbanti, ignoti, mon­ dani. Dirà Sartre: «La vergogna è il sentimento della caduta originale, non del fatto che abbia commesso que 0 sto o quell'errore, ma semplicemente del fatto che sono "caduto" nel mondo, in mezzo alle cose, e che ho bi­ sogno della mediazione d'altri per essere ciò che sono» 4 • Ancora una volta il mondo, lo stare « in mezzo alle cose», il rischio della solitudine combattuto con l'accettazione della mediazione degli altri. Avere a che fare con il mondo significa però auto­ limitarsi. In Tonnies la capacità calmieratrice del pu­ dore è colta con grande esattezza proprio nel suo aspetto 35

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