Il piccolo Hans - anno VIII - n. 32 - ottobre-dicembre 1981

Venendo alla seconda tesi del libellus genetiano, ci capita di gettare un'altra occhiata a Frye, là dove scrive (sempre nell'.4natomia, da lui stesso disvelata come « for­ ma di fiction in prosa, nota tradizionalmente come satira menippea o varroniana /.../ caratterizzata da una grande varietà di argomenti e da un forte interesse per le idee»; non una facile metafora medico-scientistica, dunque, ma un richiamo ai Gulliver's Travels, al Candide, e su su, attraversando Rabelais ed Erasmo, fino a Luciano): « Il romanzo /.../ appartiene al genere scritto, ma quando Conrad usa un narratore per farsi aiutare a raccontare la storia, il genere della parola scritta diventa molto si­ mile a quello della parola detta /.../ Lo scopo di una teoria dei generi non è tanto quello di classificare, quanto quello di chiarire /.../ tradizioni e affinità». Proprio questo passo ci richiama il secondo assunto di Genette, per cui l'accertamento cautelativo - non pe­ dantesco né calvinistico - di alcune flagranti falsifica­ zioni storiche è propedeutico a uno studio dei generi fon­ dato sulle con-presenze e sulle confluenze interne e non esterne ad essi. Così non viene mai negata la funzionalità relativa degli schemi di volta in volta analizzati, scor­ rendo archi di tempo e aree geografi.che diverse: dall'an­ tinomia aristotelica fra drammatico e narrativo, al recu­ pero di uno schema platonico ternario, alla capziosa le­ gittimazione postuma del genere lirico, alle alterne for� tune della triade epico-lirico-drammatico, ormai depo­ sitata - pur tra continui aggiornamenti e sottoparti­ ture - nella nostra coscienza culturale. L'essenziale è non perseverare nei famosi fasci di tutte le erbe: così occorre almeno fissarsi alcuni parametri­ chiave: tre sono i modi enunciativi di cui disponiamo (nar­ razione pura, narrazione mista, imitazione drammatica) di natura pragma-linguistica metastorica e universale: tre sono gli archi-generi corrispondenti, o tipi . ideali e naturali parzialmente sommessi alla storicità: lirica, epo­ pea, drammatica, dominanti dall'alto un certo numero di generi empirici, culturalmente e storicamente determi­ nati. In generale, usando riferimenti più consoni alle nostre codificazioni, potremmo dire che vi sono modi antropologici e pragmatici (né, ricordando Frye, neces­ sariamente « letterari » come il « raccontare» ; vi sono generi fenomeni storico-culturali, formali e sempre, in 233

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