Il piccolo Hans - anno VIII - n. 32 - ottobre-dicembre 1981

Sotto questa luce, sembra chiarirsi l' « inabilità» di Turner nel ritrarre la figura umana: invero il corpo uma­ no diventa per TuFner un'entità « visuale senza tratti distintivi - ' ohne Eigenschaften ' (Musil}», una « Krea­ tnr in der Gestalt eines Dings». L'uomo si riduce ad un « manmark»� secm1do l'espressione di Hopkins, e qui la individuazione semantica si dissolve nella cifra sintat­ tica. Il testo di Rouve · è ricco, come si vede, di molteplici spunti che inaugurano un approccio nuovo e singolare allo studio critico dell'opera di un pittore. Il metodo strut­ turale, invece di rivelarsi limitativo come spesso è acca­ duto, dimostra al contra.Fio di poter essere utilizzato in modo produttivo e fecondo, arricchito com'è da una serie di determinazioni provenienti da altri ambiti. Infine, nel­ l'ultimo capito.lo, il tentativo, sempre arduo, di utilizzare la psicanalisi per illuminare la « bio-grafia» dell'artista, per quanto approssimativo (Freud ridurrebbe, secondo Rouve, il processo d'autoidentificazione (( alla suzione del pollice»}, offre anch'esso alcuni spunti originali e inte­ ressanti. GÉRAIIDGENETIE Introduzione all'architesto. Parma, Pratiche Editrice, 1981. Paola Mieli Scrive Northrop Frye in Anatomia della critica: « È evidente che la dìstinzìone tra i generi è basata ìn lette­ ratura sul radicale della presentazione /.../ la base di una teoria dei generi è retorica, nel senso che il genere è determinato dal tipo di rapporto stabilito tra il poeta e il suo pubblico»: ìn pratica, il « radicale» di cui parla Frye fa capo alla distinzione letteraria tra parole recitate, dette, cantate, declamate o scritte; se eliminiamo da questa citazione il rimando alla retorica, possiamo os­ servare che essa rispetta lo spirito - se non, ovviamente, la lettera - della Poetica di Aristotele; mantenendo la glossa « retorica» e magari aggiungendo , all'attributo di 227

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