Il piccolo Hans - anno VIII - n. 32 - ottobre-dicembre 1981

Dunque il problema è senz'altro - la « jouissance phallique» - nettamente individuata da Freud quale unica forma di organizzazione libidica, propria sia dell'uo­ mo che della donna. Intorno a tale questione, si sa l'op­ posizione mal sopportata da Freud, che Jones e tutta la scuola inglese ha proposto, di una libido femminile spe­ cifica - concentrica; e sarebbe forse da aspettarsi che nell'elaborazione di questo lato teorico si sviluppasse il discorso della sessualità femminile. Il rischio invece, e il piacere, che Montrelay cerca di configurarsi come sor­ tita (o sprofondamento) dell'universo fallico, è giuocato tutto su quel « plus de jouir » che Jacques Lacan ha in­ dividuato come oggetto proprio della scienza analitica, del suo trasmettersi, del suo dirsi. È l'oggetto parziale, l'oggetto su cui aggiusta l'uomo il suo reale nella prever­ sione, è l'oggetto piccolo a... che Montrelay chiama in cau­ sa: ma sul lato dell'organo della pulsione più che sul lato del fantasma - sul lato cioè di quel corpo che supporta (e sopporta) il più di godimento che I'objet petit a rap­ presenta all'uomo. Lacan ha fissato in Encor - il seminario XX, tenuto nel 1972-73 - i termini ultimi della sessualità femminile come termini confinanti con l'indicibile, o per essere più esatti, con l'impossibilità stessa per un soggetto di rap­ portarsi all'universale - per il suo essere « pas tout», non-tutto, parziale, frammentato; ma insieme, questa sua affermazione apriva all'invito (o alla sfida?) di un dirsi ulteriore della sessualità femminile, lasciando a tratti ad­ dirittura intravvedere un privilegio (o ancora un sacri­ ficio?) dell'esserci, nell'apertura invocante del suo corpo. Ora Montrelay muove precisamente da questa apertura, che cerca di porre afferrare dipingere, quale un'ombra (e la letteratura hoffmannsthaliana sembra suggerirne l'a­ deguato uso, favolistico e violento insieme): « nell'amor proprio che ha per se stessa, la donna non riesce a vedere la differenza che esiste tra il proprio corpo e il corpo che fu oggetto primario» - ecco come l'ombra si insinua tra sé e sé, tra percezione e coscienza, senza diventare io-as­ soluto, senza diventare assolutamente io: qui, l'impossi­ bile stesso, ]a mancanza dell'identità del nome, è reale cominciamento di qualcosa a partire dal proprio essere -nulla. Lacan conduceva a questo nulla, a questo « ne vouloir 213

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