Il piccolo Hans - anno VIII - n. 32 - ottobre-dicembre 1981

discorso sul metodo con una dichiarazione di fedeltà a una detection fondata sulla traccia: « Se una qualunque cosa, anche infinitesimale, si potesse veramente cancel­ lare, l'universo cesserebbe di esistere, il problema cosmi­ co sarebbe risolto, e il Creatore scriverebbe sul firma­ mento vuoto: 'Come volevasi dimostrare'. La vita è questa. Solo perché nari possiamo mai cancellare nulla, continuiamo a vivere». Mentre Van Dine scrive è già nata quella scuola ameri­ cana di cui si diceva all'inizio, che si oppone esplicita­ mente al paradigma indiziario-deduttivo e che, essa sì, avrebbe rapporti con l'epistemologia d). Peirce. (Almeno Steven Marcus - nell'introduzione a D. Hammett, Conti­ nental Op., Mondadori 1980 - che gioca sul fatto che il protagonista di un apologo harmmettiano, contenuto ne Il mistero del falco, si chiama Pierce. In questa stessa parentesi vale la pena di ricordare che il « secondo» Wit­ tgenenstein, quello dell'« incertezza» e critico verso le proprie precedenti posizioni formaliste - pare proprio in seguito a una lettura di Peirce -, era un accanito let­ tore di polizieschi americani e sosteneva che in un solo numero di un certo pulp dell'editore Street & Smith c'è più saggezza che in un'intera annata di Mind. Cfr. Nor­ man Malcom, Ludwig Wittgenstein, a memoir, ed. ita­ liana Bompiani). I poliziotti americani deducono poco e picchiano mol­ to. Come dice Sam Spade ne Il mistero del falco (1929; ed. it. Longanesi) : « Il mio modo di capire è di ficcare nel meccanismo una grossa leva dentata, selvaggia e im­ prevedibile». Ma anche questa è una scelta di metodo (e di paradigma): le inferenze sono soltanto ipotetiche e le si può verificare soltanto sperimentalmente, eventual­ mente a cazzotti. Chandler, che condivideva questa ipo­ tesi seppur con amarezza, spara a zero sulla scuola in- 200

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=