Il piccolo Hans - anno VIII - n. 32 - ottobre-dicembre 1981

tonizzato, purché si voglia credere con Gramigna alla grazia civile del gesto linguistico. Altrimenti? Altrimenti il mus da cucina, che si rifugia con qualche ritegno, ci porterà dritti nel rovescio del sogno, nel suo deambu­ lante vestibolo, e invece di dolcini per il thé ci lascerà vedere uno squalo - oh tagliente - che si butta contro il muro, quello liscio di una lin gu a che fra bolle di luci­ dità riempie di nenufar il lago. Voglio dire che si può seguire docilmente l'invitante percorso, ma che esso non è che metà del cammino, mentre l'altra metà è così sco­ scesa e aguzza da non fornir conforto all'incaglio medu­ sato. Con una mano la lin gu a si scusa e promette ogni dolc�zza, con l'altra lascia vedere ladrocini e schianti, seppure in una forma dolce che è fatta di origliere, di ridere, di livido livore ma pantouflé. La colla linguistica cerca di tenere insieme queste due falde del componimento, quella mansueta e quella ferocemente sfatta, ma i lembi si divaricano, aprono nel testo la tensione del salto, del vuoto, anche, che si man­ tiene nel rumore di fondo dei lin gu aggi attraversati e portati nel verso attuale, come un mare agitato porta alla riva i depositi dell'alto mare. Così nel Maelstrom il vor­ tice tira dentro cose che sfilano sospese. E la colla di rime mortificate, quasi meccaniche assonanze, trattiene quanto può: «Eritemi / temi; lettura / fessura; ciglio / groviglio». Anche la loro vicinanza nel verso segnala la falsa pista di facili accoppiamenti che non scongiurano quell'entropia generale che si scava nel verso, pur mante­ nendolo - e qui sta la più intima misura - a una so­ glia nella quale il senso non cessa di suggerirsi. C'è come un larvatus prodeo che vela e svela: gli ef­ fetti sono attutiti e pieni insieme. Se è vero che si scrive per qualche poeta, soprattutto del passato, a cui i versi sono indirizzati: sembra di vedere questi versi di Gra­ migna, così contemporanei, venire da quel passato e ser­ barne quella pietas che era anche di «Enea», ma soprat- 188

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