Il piccolo Hans - anno VIII - n. 32 - ottobre-dicembre 1981

un'altra sequenza che è sempre prodotta dalla figura della caduta da cavallo : Ils descendent de cheval, Jaques le premier et se présen­ tant avec célérité à la botte de son maitre, qui n'eut pas plutòt posé le pied sur l'étrier, que les courroies se déta­ chent et que mon cavalier renversé en arriere, allait s'éten­ dre rudement par terre, si son valet ne l'eut reçu entre ses bras (p. 369). Anche in questo caso la struttura della sequenza si dà come un apparato polivalente. Questo accadimento era stato in qualche modo pre­ parato da una caduta teorica, espressa da una organiz­ zazione dialogica di alcuni contenuti filosofici. Il tema del dialogo è quello della libertà dell'uomo, del rapporto tra il fare e il volere. Il padrone sente di essere libero ( « - Mais il me sem­ ble que je sens au dedans de moi-mème que je suis libre, comme je sens que je pense » (p. 349)) mentre Jacques pensa piuttosto che loro due non sono altro che « deux vraies machines vivantes et pensantes » (p. 349) anche se esiste nelle due macchine « un ressort de plus en jeu » che stabilisce delle relazioni tra causa ed effetto. Ed ecco la caduta da cavallo posta ancora come prova, come dimostrazione : C'est donc moi qui vous prends par le pied et qui vous jette hors de selle? Si votre chùte prouve quelque chose, ce n'est donc pas que vous soyez libre, mais que vous etes fou (p. 350). La pretesa caduta « volontaria » per provare la libertà del soggetto può risolversi in un atto gratuito, in un atto di follia. Tornando alla nostra sequenza, possiamo affermare che essa ha lo scopo fondamentale di dimostrare che la maggior parte del tempo si agisce senza volerlo. 174

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