Il piccolo Hans - anno VIII - n. 32 - ottobre-dicembre 1981
psicoanalitica (1910), in Opere 1909-12, cit., p. 291. 11 Freud S., Totem e Tabù {1912�13), in Opere 1912-14, vol. VII, Boringhieri, Torino 1975, p. 134. 18 Freud S., I disturbi visivi psicogeni..., cit., p. 290. 19 Come vuole invece Groddeck ( « l'uomo stesso si crea la miopia per salvarsi da sofferenze psichiche») il quale è in dotto da affermazioni del genere verso una concezione idea listica di berkeleiana memoria che più nulla ha a che fare con la teoria psicoanalitica freudiana. Se psicoanalisi ortodossa e psicoanalisi « selvaggia» sembrano incontrarsi dinanzi allo stes so enigma: il rapporto tra vista e inconscio, e le diverse mo dalità dell'operare della prima in seguito agli « interventi» del secondo, non bisogna però dimenticare che di convergenza oc casionale si tratta, rimarcata anche dall'occasionalità dello scritto freudiano cui abbiamo fatto riferimento a proposito dei disturbi visivi psicogeni; scritto che, come ebbe modo di scri vere Freud a Ferenczi il 12 aprile 1910, « non vale nulla». Ora, se ci sembra che questo scritto freudiano qualcosa valga e qualcosa enunci, non fosse che per la ricchezza di stimoli e di implicazioni in esso contenuti, non possiamo dire altrettanto del saggio di Groddeck del 1932 cui siamo debitori di qualche spunto. Del resto, ciò che separa definitivamente Freud da Grod deck è la tendenza del secondo verso uno scetticismo monista che fa attestare il suo pensiero su «teorie che sono fuori luo,. go» come gli rimprovera Freud nella lettera del 5 giugno 1917, rispondendo all'interpretazione groddeckiana dell'Es come ciò che «plasma l'uomo, lo fa pensare, agire, ammalare». Che poi Groddeck tragga nel . saggio del 1932 la conclusione che , « . non esiste una scienza obiettiva» e che pertanto «non verremo mai a sapere qualche cosa della realtà», nemmeno se « le realtà esistano veramente », non è cosa nuova, anzi a con clusioni simili approdano, oggi come ieri, coloro che, facendo di Berkeley un riferimento sicuro, trovano la · Verità nell'Uno e ne restano a tal punto affascinati da respingere ogni diffo. renza e rifiutare ogni altra esistenza, materia o «mondo» che sia. 20 Barthes R., Fragments d'un discours amoureux, Seuil, Parigi 1977, p. 44. 21 Freud S., Il perturbante (1979), in Opere 1917-23, vol. IX, Boringhieri, Torino 1977, p. 82. 22 Cfr. Genette G., Figure 11, Einaudi, Torino 1972, , p. 33. 23 «Il mito è un · valore, no.n ha per sanzione la verità» ha scritto Barthes in Miti d'oggi (Einaudi, l'orino 1974, p. 205). 24 Cfr. Barthes R., Miti d'oggi, cit., p. 195 e p. 196. 25 Barthes R., Introduzione . aWanalisi strutturale dei rac conti, in AA.W., L'analisi del racconto, Bompiani, Milano 1969, p. .4 5. 160
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